Le difficoltà si superano insieme

Quello che ci lasciamo alle spalle è l’annus horribilis che non dimenticheremo tanto facilmente. Il 2020 è stato l’anno in cui il virus ha fatto irruzione nelle nostre vite, facendoci riscoprire vulnerabili e mettendo in discussione libertà che davamo per acquisite. Con poche certezze, ognuno a suo modo, si è inventato artigiano di sé stesso e - nella difficile arte di arrangiarsi - ha trovato i più svariati modi per affrontare questa situazione di sofferenza, paura e lontananza. Possiamo, dunque, affermare che usciti dalla crisi avremo una società più consapevole e forte? Me lo auguro!

Quel che è certo è che la forza della nostra piccola grande Svizzera si è fatta sentire fin da subito. Dal punto di vista medico, mettendo in campo tutte le risorse possibili grazie anche al personale sanitario che non si è fermato un momento, e che ancora una volta merita un ringraziamento da tutti noi. Dal punto di vista economico, grazie a Confederazione e Cantone che sono corsi subito ai ripari per erogare aiuti nel tentativo di evitare licenziamenti e fallimenti. Purtroppo però dopo oltre dieci mesi vediamo sì una luce in fondo al tunnel ma non ne siamo ancora fuori. L’aspetto più disarmante è questa continua incertezza che non permette di guardare avanti e pianificare con un minimo di serenità e cognizione di causa. Le restrizioni della nostra libertà individuale e la sensazione di essere diventati tutto d’un tratto più fragili ci hanno aperto gli occhi su molte cose. Ci siamo resi conto che il benessere non è solo una questione medica, ma dipende da più fattori. Come ad esempio l’avere un lavoro e il poter pagare le fatture a fine mese. Il poter contare su di una sanità che funzioni. L’avere dei contatti sociali e poterli coltivare. Il potersi muovere, scegliendo liberamente dove andare, o ancora il fatto di potersi alimentare di cultura e tenersi in forma con lo sport, soprattutto quello amatoriale. Mi auguro che la politica non perda tempo prezioso e a gennaio il parlamento approvi in modo compatto il messaggio sui casi di rigore presentato proprio in questi giorni. Ciò permetterà di erogare gli aiuti necessari per fare in modo che le aziende sane e i settori più in difficoltà non restino all’asciutto, ma allo stesso tempo di mantenere alta la guardia per evitare abusi. La gestione della pandemia ha messo sotto gli occhi di ognuno di noi il peso che hanno le scelte politiche. Il nostro Cantone merita tutte le nostre energie e il nostro supporto per ripartire e pianificare il Ticino del 2030. Dovremo lottare perché ci saranno molte aziende in difficoltà, molti posti di lavoro a rischio e un mercato del lavoro ancora più sotto pressione. L’obiettivo è allora fare in modo che questo Paese, le sue cittadine e i suoi cittadini siano più forti dopo la crisi, poiché di segni indelebili, questo coronavirus, ne ha lasciati fin troppi. Per le future pandemie dovremo essere preparati, perché questi virus non sono cigni neri. Se i nostri anziani hanno subito le conseguenze più pesanti, soprattutto dal punto di vista sanitario e umano, saranno i giovani a pagare un prezzo purtroppo alto in termini di occupazione, di salario e prospettive per il futuro. Il mio augurio per la fine di questo 2020 e per l’inizio del nuovo anno è che nel corso dei prossimi mesi si riesca finalmente a voltare pagina, riaprendo tutti i luoghi chiusi e le varie attività. Recuperiamo il tempo perso, tornando finalmente a riabbracciare tutti dal vivo. Ma evitiamo – grazie anche al vaccino che ci darà sicuramente un grande aiuto per proteggere i più vulnerabili - di spegnere tutta la società con ulteriori lockdown. Perché trasformare luoghi di incontro, cultura, divertimento e sport in luoghi chiusi e di paura, cancellando con un colpo di spugna tutte le attività dal vivo, non può essere la soluzione.