Intervento in Gran Consiglio sull'imposizione individuale

Presidente, Consiglieri di Stato, colleghe e colleghi,

oggi discutiamo di un tema che tocca da vicino la libertà di scelta e la giustizia fiscale nel nostro Paese: l’imposizione individuale approvata dalle Camere federali lo scorso giugno.

Per oltre quarant’anni, IL PLRT insieme ad altri partiti, associazioni e cittadini hanno denunciato la penalizzazione del matrimonio. Già nel 1984 il Tribunale federale aveva dichiarato incostituzionale questo trattamento ingiusto, ma ancora oggi una coppia sposata può pagare più imposte rispetto a una coppia convivente con lo stesso reddito. Non è giusto, non è trasparente e non rispecchia la società moderna.

L’imposizione individuale cambia questo paradigma: ognuno è tassato in base al proprio reddito, indipendentemente dallo stato civile. In questo modo lo Stato smette di condizionare scelte intime come il matrimonio o la convivenza e comincia finalmente a rispettarle senza creare distinzioni.

Ma la riforma non riguarda solo l’equità fiscale. Ha un impatto anche sulla libertà di scelta e sull’indipendenza economica delle donne. Con il sistema attuale, il secondo reddito – nella maggior parte dei casi quello femminile – viene penalizzato. Aumentare il grado di lavoro porta molte volte a un’aliquota più alta, riducendo quasi a zero il guadagno aggiuntivo. Così si scoraggiano carriere, si limitano le opportunità e si creano pensioni più basse in futuro. Sono sicura che tutti voi conoscete almeno una famiglia che si è trovata davanti a questo dilemma…

Con l’imposizione individuale, invece, ogni persona vede riconosciuto il proprio contributo. Significa più autonomia, più responsabilità e più sicurezza per il futuro. Significa maggiori rendite AVS, AI e LPP, perché ogni contributo è legato direttamente a chi lavora. Significa anche più consapevolezza della propria situazione finanziaria, senza dipendere da un coniuge.

E nei momenti difficili della vita – penso in particolare a una separazione, un divorzio, una vedovanza – avere chiarezza e continuità sul piano fiscale è un grande aiuto.

Questa riforma è quindi molto più di un semplice dettaglio tecnico. È una scelta di società. È libertà, è parità, è dignità. Ognuno deve poter scegliere liberamente: chi desidera restare a casa per occuparsi dei figli deve poterlo fare senza problemi, ma chi invece vuole lavorare non deve essere penalizzato per questa decisione.

L’imposizione individuale è anche un passo importante per la nostra economia. In Svizzera mancano lavoratori qualificati: è quindi fondamentale valorizzare il potenziale interno, soprattutto femminile. Più persone al lavoro significa più contributi al sistema sociale, più gettito fiscale e meno dipendenza dall’immigrazione. In Svizzera le donne studiano a lungo, con grandi investimenti anche da parte dello Stato. Non permettere loro di mettere a frutto queste competenze o farlo in maniera limitata è uno spreco per l’intera società.

I contrari parlano di un “mostro burocratico”, ma è un’argomentazione che non regge. Certo, ci sarà un periodo di transizione e qualche sforzo iniziale per adattare il sistema. Ma pensiamoci: nessuno nasce sposato, all’inizio siamo tutti tassati individualmente. Non facciamo altro che tornare alla regola più logica per mantenerla per tutto il corso della nostra vita.

Inoltre, con la digitalizzazione gran parte del lavoro amministrativo sarà ulteriormente semplificato. E in prospettiva, il sistema diventerà più lineare: niente più distinzioni tra single, coppie sposate o conviventi. L'imposizione individuale tiene conto di qualsiasi modalità di convivenza; con la sua applicazione il diritto fiscale favorisce l'uguaglianza tra tutti i modelli di vita.

I contrari sollevano anche la questione dei costi, è vero, nessuno nega che ci saranno. Nello specifico, su questi temi interverà dopo la collega Maderni.

In conclusione proviamo a guardare oltre: più persone attive professionalmente portano nuove entrate fiscali e previdenziali. E soprattutto, cambiare questo sistema non può essere visto solo come un costo contabile: è un investimento nel futuro del Paese.

Alla fine, la domanda è semplice: dopo anni di discussioni vogliamo continuare con un sistema che penalizza il matrimonio e frena la partecipazione al lavoro, o vogliamo una fiscalità equa, trasparente e moderna, che rispetti la libertà e valorizzi il contributo di tutti?

Per me e per il mio partito la risposta è chiara: l’imposizione individuale è una riforma di giustizia, di libertà e di modernità. Per questo vi invito a sostenerla con convinzione e a respingere la domanda di referendum dei Cantoni votando il rapporto di maggioranza.

Grazie.