Intervento in Gran Consiglio sull'estensione della prestazione ponte Covid

Presidente,

Consiglieri di Stato, colleghe e colleghi,

 in una fase difficile come quella che stiamo vivendo si vede finalmente uno spiraglio di miglioramento della situazione. Per tanti lavoratori, soprattutto indipendenti, ci sono però ancora molte difficoltà. La prestazione Ponte Covid che abbiamo votato a fine gennaio rappresenta un aiuto straordinario e limitato nel tempo per superare le difficoltà dovute alle limitazioni delle attività economiche e lavorative.

È importante ricordare che l'aiuto è complementare al sistema federale e cantonale di sicurezza sociale e agli aiuti puntuali erogati dai Comuni e dagli enti attivi sul territorio. L'aiuto finanziario straordinario può essere accompagnato da una consulenza sociale individualizzata finalizzata a valutare la possibilità di accedere alla rete presente sul territorio e alle prestazioni sociali ordinarie.

In questo caso ci si rivolge con particolare attenzione ai lavoratori indipendenti – una categoria importante del nostro tessuto economico e che rappresenta molte professioni. Si tratta di una politica pubblica che vuole evitare la cronicizzazione di alcune difficoltà, stiamo quindi estendendo l’aiuto fino al 31 dicembre 2021 e allargando determinati parametri per permettere a un numero maggiore di persone di beneficiare di questo aiuto.

Per il nostro partito la tempistica più corretta era in linea con quella presentata dal Consiglio di Stato e sostenuta dai Comuni, ossia a partire dal 1 giugno. Come si può vedere dalle tante firme con riserva sul rapporto, in commissione abbiamo però raggiunto un compomesso che definisce l’entrata in vigore retroattivamente per il primo maggio.

 Va bene la misura in questa fase di pandemia, ma per il nostro partito resta inteso che si tratta di una misura limitata nel tempo, la vera risposta è poter tornare a lavorare ed evitare un intervento troppo assistenzialista che vada a scapito dell’impiego. Non si tratta più di guardare solo all’immediato, ma di pensare seriamente al dopo, al futuro. Se non ci sono prospettive di impiego e di possibilità di recuperare almeno in parte la cifra d’affari persa che futuro ci appresteremo ad affrontare?

È fondamentale salvaguardare i posti di lavoro e tornare a rilanciare un Ticino attrattivo affinché si torni a creare impieghi di qualità, perché se la pressione sul nostro mercato del lavoro era già forte prima della pandemia, non appena si tornerà ad una situazione di normalità le richieste di venire a lavorare nel nostro Cantone aumenteranno e questo creerà un ulteriore forte pressione in particolare dall’Italia. È nostro compito pensare già oggi anche a queste problematiche e a come risolverle.

 Porto quindi il sostegno al rapporto del collega Jelmini che ringrazio per il lavoro svolto.