Intervento in Gran Consiglio sul Preventivo 2022

Presidente, Consiglieri di Stato, colleghe e colleghi,

 dopo il lungo intervento del collega Durisch cercherò di correggere un po’ il tiro, presentando una visione meno pessimistica e accusatoria. C’è una cosa su cui probabilmente tutti concordiamo, nessuno di noi fa i salti di gioia per questo preventivo, ma eravamo tutti consapevoli che si sarebbe trattato di un preventivo senza grandi interventi. 

Per quanto riguarda il futuro, il Consiglio di Stato recentemente ha già illustrato i suoi obiettivi per i prossimi 3 anni, ossia di presentare il prossimo preventivo 2023 con un disavanzo massimo di 80 milioni rispettando così il freno ai disavanzi, passando poi a un disavanzo di 40 milioni per il preventivo 2024 e infine arrivare al pareggio dei conti per il 2025. Un cammino che andrà discusso ed approfondito da tutti noi, alla ricerca di una condivisone tra Governo e Parlamento che ci permetta di riequilibrare i conti.

Ma ripartiamo da più lontano, fortunatamente nel 2016 è passata una manovra di risanamento, altrimenti con le finanze disastrate la gestione della pandemia sarebbe stata molto più difficile e onerosa sotto tutti i punti di vista. Peccato che questo punto venga sistematicamente tralasciato o dimenticato, ripetendo come un mantra che tutti i problemi legati ai conti sono dovuti alle riforme fiscali, ossia le scelte politiche che da una parte del parlamento vengono viste come “scelte improvvide fatte in precedenza in nome di una competitività che ormai altro non è che un mantra ideologico”.

Accuse che rispediamo al mittente, se non ci fosse stata la crisi legata al Covid-19, la tendenza sarebbe stata di una situazione d'equilibrio delle finanze, inoltre vale la pena ricordare che la riforma fisco-sociale è stata approvata dalla maggioranza del parlamento e in seconda battuta dal popolo ticinese in votazione popolare. Per la parte sociale, voluta proprio per aiutare chi ha più bisogno, sono stati votati 17 milioni. 

Inoltre, la seconda tappa ossia l’adeguamento alla RFFA approvata in votazione dal popolo svizzero, è stata approvata dalla maggioranza del parlamento con a seguire una raccolta firme da parte della sinistra che però è fallita. Non mi sembra sia la tirannia di pochi che hanno deciso a scapito di tutti, anzi! Come si può chiedere di “abbandonare qualsiasi progetto futuro di riforma fiscale”, alla luce anche dei dati pubblicati recentemente dove si legge e cito “Dal 2013 a oggi, la posizione fiscale del Ticino nel confronto intercantonale è migliorata solo a livello di imposta sulla sostanza. La riforma fisco-sociale del 2018, infatti, ha riportato il cantone nella media nazionale per quanto riguarda questo tipo di imposta. Per l’imposizione massima delle persone fisiche, invece, il Ticino si conferma stabile al 21. posto (su 26), mentre a livello di persone giuridiche occupa attualmente la 24. posizione, contro la 17. di sette anni fa”.

Ricordo che questo Parlamento nel 2019 ha deciso di volere una revisione totale della Legge tributaria entro la fine di questa legislatura. Sapendo che lo spazio di manovra cantonale per questa riforma sarà garantito dalla diminuzione transitoria del coefficiente cantonale di imposta nei periodi tra il 2020 e il 2024 (con una riduzione di 3+1 punti percentuali) per un ammontare di circa 60 milioni di franchi.

 Ma tornando a parlare di finanze sane, ricordo che la confederazione e il cantone sono intervenuti con tutti i mezzi possibili per aiutare i cittadini e le aziende durante la crisi Covid, in pochi giorni sono stati messi in campo enormi aiuti. La Svizzera è stata giudicata il Paese che garantisce la migliore protezione del Covid anche dal punto di vista economico, proprio grazie alla prontezza con cui sono state gestite la crisi e le sue conseguenze. 

Ora che pian piano stiamo uscendo dalla crisi pandemica bisogna anche saper guardare avanti, il preventivo 2022, con un disavanzo previsto di 135.3 milioni di franchi, rispetta il vincolo concernente il limite massimo di disavanzo ammissibile. In prospettiva, possiamo invece rilevare che i risultati di piano finanziario, se non corretti, non rispetteranno il vincolo. Il fatto che dal 2023 non rispetteremo i parametri fissati nella costituzione del meccanismo del freno al disavanzo non può lasciarci indifferenti. A chi critica senza proporre soluzioni percorribili, ma limitandosi a proporre di aumentare le imposte, chiedo con che coraggio si lascia sulle spalle delle prossime generazione un debito che diventa strutturale, quando questa generazione sappiamo che sarà anche quella che vivrà molte difficoltà, forse non vedrà una pensione, che difficilmente avrà i mezzi per comprarsi un appartamento o una casa e che dovrà restare soffocata nel traffico perché gli investimenti necessari potrebbero non vedere la luce prima di chissà quanti anni, visto che bloccati dalla burocrazia e dalla lentezza.

Contenere la spesa, limitando il suo aumento per evitare che ci esploda in mano, mi sembra un atto di responsabilità. Inutile tentare di buttarla sul drammatico criticando sempre la nostra narrativa dicendo che taglieremo su tutto. La maggioranza di questo parlamento ha deciso un indirizzo politico che prevede un orizzonte chiaro, entro la fine del 2025, per proporre delle misure che ci permettano di riportare in equilibrio i conti per continuare ad avere progettualità e fare investimenti. In ogni caso su questo decreto sarà il popolo ad esprimersi, presumibilmente già a maggio. 

 Che sia chiaro, nessuno di noi dice, come ci viene rimproverato, che i soldi vengono gettati dalla finestra, diciamo però che su un budget dello Stato di quasi 4 miliardi con una spesa che aumenta sempre più velocemente è necessario e possibile cercare i margini di intervento. 

In ogni caso, una buona parte delle misure sono di competenza decisionale del Gran Consiglio. Sarà quindi ancora il Parlamento ad esprimersi ed eventualmente il popolo in seconda battuta se ci sarà referendum sulle misure. Per il PLRT questa è la via da seguire, aumentare le imposte come proposto dalla minoranza per noi non è un’opzione ed è sbagliato, l’abbiamo detto più volte, non si scarica sui cittadini la nostra incapacità di risolvere i problemi. 

La nostra visione del Paese è chiara: abbiamo presentato una serie di proposte per un Ticino in cui vivere e lavorare, in cui ognuno è protagonista e non lo Stato. Un Cantone attrattivo anche dal punto di vista fiscale, che non sia il fanalino di coda dietro a molti altri Cantoni, che sia in grado di attirare e mantenere sul terriorio buoni contribuenti, che in Ticino pagano le imposte anche per chi non le paga, e mi permetto di ricordare alcune cifre:

In Ticino, uno dei problemi principali è proprio la fragilità della stratificazione fiscale: su poco più di 200mila contribuenti, circa il 26%, ossia circa 55’000 persone, non paga imposte perché non raggiunge il minimo imponibile, mentre poco meno del 10%, circa 18mila cittadini, paga quasi il 60% delle imposte delle persone fisiche. Da soli, i globalisti, nel 2020 hanno versato a Cantone, Comuni e Confederazione circa 160 milioni. Dati che dimostrano quanto sia sociale la fiscalità in Ticino, ma anche come essa dipenda da una fascia ristretta di contribuenti. Continuare a prendersela con queste persone è poco lungimirante, senza queste entrate lo Stato non avrebbe tutte le risorse per finanziare la nostra generosa socialità.

Imposte che servono poi a finanziare i servizi di tutti, dalle scuole, alle strade, alla socialità appunto. Ma proprio con l’obiettivo di un Cantone, dicevo, dove si investe nella formazione e nella ricerca proprio per creare posti di lavoro attrattivi e interessanti, dove si punta su una formazione continua che permetta di affrontare il cambiamento e lo sviluppo della società e delle professioni invece di subirlo. Dove si vuole favorire la successione aziendale per aiutare le piccole e medie imprese che sono il cuore del nostro tessuto economico, per mantenere e creare posti di lavoro. 

Nessuno mette in dubbio che ci siano problemi specifici che altri Cantoni non conoscono, penso in particolare alla pressione sui salari, ma mi rifiuto di accettare che il nostro cantone venga costantemente dipinto come un Cantone disastrato dove non c’è futuro. Piangersi addosso non è mai stato vincente, non è così che risolveremo i problemi, per favore diamo un’immagine migliore del nostro territorio, se siamo noi i primi a non crederci, non vedo come potremo dare alle future generazioni un motivo valido per restare in Ticino o tornare a lavorarci. 

In conclusione, a nome del gruppo PLRT vi invito a sostenere il rapporto di maggioranza.